I Will Survive

“Il mito greco insegna che si combatte sempre contro una parte di sé, quella che si è superata, un antico se stesso. Si combatte soprattutto per non essere qualcosa, per liberarsi. Chi non ha grandi ripugnanze non combatte”.
Cesare Pavese


Sono sopravvissuta al parto, alle cadute dal lettino, ai bulli delle elementari, all’amore non corrisposto delle medie, ad un paio di bocciature, ai fallimenti lavorativi, ad un incidente in autostrada, ad un matrimonio lampo e un divorzio eterno, ad una pericolosa reazione allergica, alla morte dei miei genitori… a cinquant’anni questa è la norma. Sono una comune superstite del quotidiano.
Nei videogiochi, fino a qualche decennio fa, avevi tre vite. Tre possibilità per saltare o sparare o girare al momento giusto. Se sbagliavi, servivano altre monete. Oggi il bello dei videogame è che puoi giocare all’infinito e senza andare al bar. Ma la vita, nella sua essenza, è rimasta quella degli anni ottanta: si muore una volta sola. Eppure, con le sue monetine nelle tasche, l’umanità resiste. Combatte, lotta, si dibatte, a volte si lascia vivere, altre viene travolta. E’ un’apocalisse mai catastrofica fino in fondo, un disastro continuo e patinato nonostante i soldi che mancano, i figli adolescenti, la casa che non c’è o costa troppo, il lavoro che consuma, il corpo che va a pezzi e non sai più come tenerlo insieme.
C’è differenza fra vivere e sopravvivere?

un progetto di Qui e Ora Residenza Teatrale
testo Francesca Albanese, Silvia Baldini, Laura Valli
con Francesca Albanese, Silvia Baldini, Laura Valli
regia Marta Dalla Via
supervisione drammaturgica Diego Dalla Via
luci Paolo Tizianel
realizzazione oggetti di scena Marco Amedani
realizzazione costumi Sofia Rime
con il sostegno di Campo Teatrale


Dicono di noi #

PANE ACQUA CULTURE Kilowatt Festival 2018: l’energia teatrale del ricordo
ELENA SCOLARI | “… uno spassosissimo e ironico manifesto contro alcuni “difetti” della vita […] uno spettacolo bello, con un testo molto ben scritto [..] recitato in modo divertito ma consapevole del messaggio che si vuole mandare: si deve poter sbagliare, i singoli errori di ognuno pesano meno se condivisi tra i tanti “uno + uno + uno” che formano la società.”

REPUBBLICA E l’uomo e la donna uscirono a riveder le stelle. Insieme
RODOLFO DI GIAMMARCO | “E pieno di documenti, di pratiche che ridisegnano un’esistenza, di testimonianze che accendono l’acronimo di un’insegna al neon “Inps”, esce sempre dalle righe I will survive di Quieora/Fratelli Dalla Via […] per tre donne vendicatrici del passato.”

DOMINIO PUBBLICO Lo spettacolo atroce di tutta la gente che passa ci guarda e prosegue veloce
ALESSANDRO SESTI | “Non mi addentro nella prima deliziosa parte dove i tre casi umani (non le attrici, loro son straordinarie) si raccontano, ma nel momento di scarto finale dove con una semplicità unica, dopo quello che è forse il più bello stallo alla messicana della storia dell’umanità intera, ribaltano tutta l’intenzione avuta fino a quel momento con una dolcezza materna […] Anch’io di fronte alla richiesta di una rivoluzione gentile mi guardo dentro e penso alle cose che avrei da offrire.”

PAPER STREET 
GIULIO SONNO | Alcuni affrontano la questione del «noi» contemporaneo mantenendo un rapporto di aderenza, piana o trasfigurata, con la realtà dei nostri giorni: è il caso di Panorama dei Motus e Be Careful di Mallika Taneja (Santarcangelo), Traumboy di Daniel Hellman e I will survive di Qui e Ora & Fratelli Dalla Via (Kilowatt), Paradiso di Babilonia Teatri o il film Vangelo di Pippo Delbono (Terreni Creativi).
È un «noi» che soffre la discriminazione etnica, etica, di genere, che è schiacciato da un sistema impietoso e tirannico o da una massa ottusa e conformata. (…) l’invenzione riesce a evitare le facili divisioni buoni/cattivi sviluppando un linguaggio tutto proprio (la scrittura brillante in I will survive o l’ironia iperbolica di Be Careful)…


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