Eclissi
L’alzheimer è una malattia del nostro tempo. È feroce, subdola, perché non si manifesta esternamente. È un abisso che lascia il tuo involucro invariato per le persone, ma in quell’abisso si perdono i ricordi, gli affetti, tutto ciò che abbiamo considerato di più caro nella vita diviene inconsistente e lentamente addirittura scompare. Da quell’abisso nessuno può salvarci, continuiamo a sprofondare sapendo che la luce non aumenterà mai più, una malattia che ci lascia divorare dal buio della solitudine. Come raccontare dunque, riuscire a trasmettere ciò che crea questa patologia? La cosa che più ci appare legata ai suoi effetti è lo scollamento che si viene a creare tra la realtà circostante e la percezione della stessa. Nei malati infatti, non è raro osservare come una persona, ad esempio intenta a dialogare con noi, possa d’improvviso compiere azioni incomprensibili o dire frasi totalmente scevre dal contesto. Di colpo possono anche sentirsi in un luogo che non riconoscono, vederci come minacce, quando un istante prima, eravamo figure confortanti e familiari.
Una persona inconsapevole della sua malattia, disorientato, catapultato nella dimensione urbana. Ha qualcosa nelle tasche e la mente affollata di pensieri. Un viaggio nella città cercando di ricostruire la propria identità e, se mai esistesse, un obiettivo.
di e con Alessandro Sesti, Debora Contini e Nicola “Fumo” Frattegiani
drammaturgia Alessandro Sesti
Musiche Nicola “Fumo” Frattegiani e Debora Contini
Dicono di noi #
Mario Bianchi – KLP
Anche Alessandro Sesti, in “Eclissi” creato con Debora Contini e Nicola “Fumo” Frattegiani, ci permette di entrare nella vita di un uomo, in questo caso di un uomo qualsiasi che possiamo trovare anche per strada e che ci appare subito strano, anche solo dopo averlo osservato per un attimo.
Abbiamo davanti un uomo provato, vestito con uno strano accappatoio rosa che cammina a testa china, in modo goffo. Non riusciamo a capire perché sia così strano e forse, dopo un po’ il nostro sguardo, si ferma su altro. E’ solo ascoltando la sua accorata confessione, attraverso delle cuffie, che ne percepiamo i sentimenti, la solitudine, ma soprattutto la mancanza di ricordi precisi e circostanziati; sono presenti invece le morti dei suoi cari, perché di quello non ci si può dimenticare. Solo a tratti qualcosa riaffiora, ma è troppo fugace per trattenerlo, e alla fine non esiste più ieri, esiste solo l’oggi.
A volte anche a noi è capitato di non ricordare una parola (e con l’età accade sempre più spesso) e così quella orrenda parola a volte, anche a noi, appare davanti: alzheimer.
Nel percorso di “Eclissi” la vita ci passa accanto anche attraverso studiate apparizioni: attraversando Sansepolcro riconosciamo il figlio dell’omino e altri riverberi del racconto attraverso persone che si avvicinano, donando chi delle banane, chi un cappello da indossare, chi dei fiori.
Nel finale Sesti si spoglia dal personaggio e ci chiede: “Qual è il ricordo che non vorresti mai dimenticare?”, lasciandoci anche con un dono: una piccola foto, scattata durante il nostro percorso, in modo che questa passeggiata abbia un segno da conservare, per non dimenticare quell’esperienza. Perché ben sappiamo che la vita, alla fine, è fatta soprattutto di ricordi.