Miserella

Teatro dell'Argine

Drammaturgia Contemporanea
Italiano/ 60 minuti

“Miserella” è il nome popolare dato nel dialetto toscano alla pianta nota come Daphne Mezereum, detta anche “fior di stecco” perché, su un gambo all’apparenza secco, morto, ospita una miriade di fiori.

Miserella è un lavoro di teatro d’attore, anzi d’attrice, sul tema del corpo che cambia, che invecchia, che decade, che si trasforma, in particolare il corpo femminile, ma non solo. Chi sono io quando nasco? E chi (cosa?) divento quando cresco, muto, mi trasformo, fino quasi a non riconoscermi nello specchio o a non riconoscermi nel mio corpo, che non obbedisce, duole, si rifiuta, fa ma poi si spezza? Ginocchia, voce, schiena, mani, occhi (e occhiaie e occhiali), capelli (tinti), ritmo del sangue, sinapsi e neuroni, sensi e sensibilità, forza vitale e decadimento.

In scena, quattro donne, quattro attrici, quattro corpi, diversi fra loro, che agiscono lo spazio e la voce alla ricerca di un nuovo patto con il proprio sé che cambia, corpo infortunato, corpo di madre, corpo di attrice, corpo di ballo, corpo sterile, voce-corpo che si astrae da sé per guardarsi dall’esterno. Nel far questo, esplorano umori, atmosfere, situazioni, casi, memorie proprie e altrui, che si susseguono e si richiamano non secondo una trama lineare, bensì abitando piani diversi che si intrecciano, mescolando ironia e inquietudine, sarcasmo e sofferenza, sopraffazione e solidarietà, depressione e gioia ritrovata, in uno spazio che potremmo definire surrealmente quotidiano, una specie di sala d’attesa (o Purgatorio? Limbo?): lo spazio della cosiddetta Mezza Età, che non è ancora Vecchiaia, che non è più Gioventù, che non si sa davvero che cosa sia, ma si sussurra che non sia niente di buono…

In Age Pride (2023), Lidia Ravera scrive che le varie età della vita sono come Paesi nei quali si arriva senza conoscerne lingua, geografia, usi e costumi. Ecco, Miserella indaga il Paese dell’Età di Mezzo, che non è Medioevo, ma solo un nuovo Mondo da conoscere e, soprattutto, da vivere. Per scoprire, infine, che «bisogna essere agili. Non giovani, agili. Bisogna imparare a muoversi a tempo, nel tempo».

conCaterina Bartoletti, Micaela Casalboni, Giulia Franzaresi, Ida Strizzi
parole di Caterina Bartoletti, Nicola Bonazzi, Micaela Casalboni, Giulia Franzaresi, Ida Strizzi
collaborazione alla regia Andrea Paolucci
regia Micaela Casalboni
scenografia Nicola Bruschi 
costumi Sabrina Beretta
luci William Sheldon 
cura del gesto coreografico Daniele Ninarello 
assistente scenografa Carmela Delle Curti 
assistente alla regia Laura Gnudi 
responsabile di produzione Francesca D’Ippolito 
foto Luciano Paselli

si ringraziano Alessandro Mor, Diana Naldi e tutte le persone che hanno contribuito al lavoro con i loro racconti e le loro esperienze 

con il sostegno di Qui e ora Residenza Teatrale, C.U.R.A. Centro Umbro Residenze Artistiche, Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia Castiglioncello – Capotrave/Kilowatt Sansepolcro), Centro di Residenza dell’Emilia Romagna (L’Arboreto – Teatro Dimora/La Corte Ospitale) 

 

Tutti gli eventi di Lo Spettacolo Infinito

25.November.2024

Auditorium Oratorio Don Bosco
Carvico (BG)

Ore: 21:00

via San Martino 55, Carvico BG

Info e Prenotazioni

 

ingresso unico 3 euro

prenotazione consigliata

quieora.organizzazione@gmail.com

tel. 3452185321

Miserella

Teatro dell'Argine

Drammaturgia Contemporanea
Italiano/ 60 minuti

25.November.2024

Carvico (BG) / Auditorium Oratorio Don Bosco

Ore: 21:00

via San Martino 55, Carvico BG

“Miserella” è il nome popolare dato nel dialetto toscano alla pianta nota come Daphne Mezereum, detta anche “fior di stecco” perché, su un gambo all’apparenza secco, morto, ospita una miriade di fiori.

Miserella è un lavoro di teatro d’attore, anzi d’attrice, sul tema del corpo che cambia, che invecchia, che decade, che si trasforma, in particolare il corpo femminile, ma non solo. Chi sono io quando nasco? E chi (cosa?) divento quando cresco, muto, mi trasformo, fino quasi a non riconoscermi nello specchio o a non riconoscermi nel mio corpo, che non obbedisce, duole, si rifiuta, fa ma poi si spezza? Ginocchia, voce, schiena, mani, occhi (e occhiaie e occhiali), capelli (tinti), ritmo del sangue, sinapsi e neuroni, sensi e sensibilità, forza vitale e decadimento.

In scena, quattro donne, quattro attrici, quattro corpi, diversi fra loro, che agiscono lo spazio e la voce alla ricerca di un nuovo patto con il proprio sé che cambia, corpo infortunato, corpo di madre, corpo di attrice, corpo di ballo, corpo sterile, voce-corpo che si astrae da sé per guardarsi dall’esterno. Nel far questo, esplorano umori, atmosfere, situazioni, casi, memorie proprie e altrui, che si susseguono e si richiamano non secondo una trama lineare, bensì abitando piani diversi che si intrecciano, mescolando ironia e inquietudine, sarcasmo e sofferenza, sopraffazione e solidarietà, depressione e gioia ritrovata, in uno spazio che potremmo definire surrealmente quotidiano, una specie di sala d’attesa (o Purgatorio? Limbo?): lo spazio della cosiddetta Mezza Età, che non è ancora Vecchiaia, che non è più Gioventù, che non si sa davvero che cosa sia, ma si sussurra che non sia niente di buono…

In Age Pride (2023), Lidia Ravera scrive che le varie età della vita sono come Paesi nei quali si arriva senza conoscerne lingua, geografia, usi e costumi. Ecco, Miserella indaga il Paese dell’Età di Mezzo, che non è Medioevo, ma solo un nuovo Mondo da conoscere e, soprattutto, da vivere. Per scoprire, infine, che «bisogna essere agili. Non giovani, agili. Bisogna imparare a muoversi a tempo, nel tempo».

conCaterina Bartoletti, Micaela Casalboni, Giulia Franzaresi, Ida Strizzi
parole di Caterina Bartoletti, Nicola Bonazzi, Micaela Casalboni, Giulia Franzaresi, Ida Strizzi
collaborazione alla regia Andrea Paolucci
regia Micaela Casalboni
scenografia Nicola Bruschi 
costumi Sabrina Beretta
luci William Sheldon 
cura del gesto coreografico Daniele Ninarello 
assistente scenografa Carmela Delle Curti 
assistente alla regia Laura Gnudi 
responsabile di produzione Francesca D’Ippolito 
foto Luciano Paselli

si ringraziano Alessandro Mor, Diana Naldi e tutte le persone che hanno contribuito al lavoro con i loro racconti e le loro esperienze 

con il sostegno di Qui e ora Residenza Teatrale, C.U.R.A. Centro Umbro Residenze Artistiche, Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia Castiglioncello – Capotrave/Kilowatt Sansepolcro), Centro di Residenza dell’Emilia Romagna (L’Arboreto – Teatro Dimora/La Corte Ospitale) 

 


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